“lo SPORT che UNISCE”

”Non chiederti sempre dove porta la strada…trova il coraggio di intraprenderla , di viverla senza domande e senza paure… Alla fine del viaggio non importa cosa trovi, conta cosa sei riuscito a cogliere durante il cammino “

lunedì 3 ottobre 2011

L’Eroica 2011: io c’ero

Alle otto di sera di venerdì 30 settembre la strada per Gaiole in Chianti, una serie di curve infinite che su in cima alle colline ci porta al paese, è vuota. L’Hardware guida piano per rispettare i cartelli che mettono in guardia sul possibile attraversamento di animali. E di animali ne vediamo. Nel silenzio più assoluto, vicino a un rettilineo incrociamo un capriolo che attraversa di corsa la strada – per fortuna lo evitiamo ed arriviamo a destinazione.

Dopo la lauta cena nel nostro camper ci addormentiamo aspettando il mattino del sabato per ritirare il pacco gara e visitare i numerosissimi gazebo dove si vendono antichità ciclistiche e si possono ammirare biciclette d’ogni epoca.                                                                                                                                                                                                                                                 
  
Alle dieci partiamo per l’allenamento di rifinitura e per valutare il percorso sterrato che molti di noi non hanno mai affrontato con la bici da strada. Malgrado alcune forature rientriamo alla base dopo aver percorso circa 70 km e, cosa molto importante, aver preso confidenza con lo sterrato delle terre di siena e le bucature.
La sera la cena degli eroi, grande mangiata, grandi bevute e tante nuove amicizie.

          

         
                      

Finalmente arriva domenica. E’ ancora notte e in tutto il paese fervono i preparativi per la partenza dell’Eroica, insieme alle stelle tante costellazioni di ciclisti, illuminati da minuscole lucine sul caschetto, sul manubrio e sulla ruota posteriore della bici. Sono le cinque ma alcuni Eroici sono già partiti: sono quelli che percorreranno durante tutta la giornata 205 km, il tratto più lungo della gara. Noi partiremo prima delle sette del mattino per il percorso di 135 km.

E’ sorprendente, al via nel centro del paese ci sono giovani ma anche tanta gente sui cinquanta o sessant’anni, Eroici storici alla loro decima, undicesima, quindicesima edizione che, con determinazione e un certo grado di incoscienza, ripercorrono ogni anno quelle strade.

Lo staff dell’organizzazione controlla che le lucine funzionino, timbra il cartellino che testimonia i km percorsi, verifica il numero della bici e lascia andare, uno ad uno, i partecipanti: non c’è partenza comune, si va da soli e solo quando ce la si sente. E per partire bisogna sentirsela: alle sette l’aria è ancora fredda, le strade ancora buie e i muscoli congelati.

Partiamo anche noi. Andamento lento per Mimì, Bontempi, Il Maestro e a Braccia Alzate. Mezz’ora dopo ci raggiunge Hardware, L’Uomo Nero, La Pulce, Il Principino, Il Capitano; un’ora dopo siamo in cima al colle che porta al castello di Brolio. La luce si sta facendo spazio lentamente ma le fiaccole che accompagnano l’ingresso dei ciclisti nella prima salita su strada bianca servono ancora. Ai bordi i fotografi con macchine fotografiche e videocamere e, tra i cipressi e i pini, passano gli eroici. C’è chi pedala con il sedere saldamente piantato sulla sella e chi – di solito i più giovani – cerca di superare la salita alzandosi e pedalando come se non ci fosse domani. Ma il domani, o più che altro le nuove salite, ci sono: così al castello di Brolio, dopo la prima, molti si fermano e anche noi, smontiamo dalla bici per alcune foto ricordo guardando divertiti gli altri ciclisti che passano: «Altro che fotografo, ci vuole un pittore per farmi il ritratto!» grida un toscano, altri mortificati dal senso di sconfitta che li prende dopo la prima salita già meditano il ritiro.

Un’ora dopo ancora, perdiamo e ritroviamo i vari partecipanti all’Eroica, i due “Famcucine” che non so quante forature sono riusciti a fare in tutto il percorso, il tedesco con la maglia rosa ed il suo compare in maglia gialla; ci ritroviamo su un’altra strada bianca e un’altra salita. Chi si è iscritto alla gara pensando di ritrovarsi a fare una scampagnata, ora si sta rendendo conto che le salite – alcune al 20% di pendenza – sono spietate così come le discese che lasciano indietro continuamente i più timorosi come Mimì e La Pulce costretti ad inseguire i compagni nei tratti pianeggianti e in salita, mentre Bontempi e il Capitano sfidano il precario equilibrio dello sterrato in discese mozzafiato. Aveva ragione il Principino nel mettere in guardia chi non è ben allenato: all’Eroica ci si va per divertirsi, certo, ma qualche muscolo nelle gambe e un buon 30 alla ruota libera fa molto comodo.
 
              

      
Sulle strade bianche sfilano i ciclisti che arrivano al ristoro. Sono assolutamente vietati spuntini “non naturali” le soste ristoro sono a base di ribollita controllata a vista da a Braccia Alzate che ne gusta la prelibatezza, vino e pane e olio, salumi e nutella: Ci si riposa in vista della salita successiva. Mentre noi con il fiato pesante guardiamo gli altri sfilare, passa davanti un ciclista che avrà quasi 70 anni: è dritto sulla sua bici, come se non fosse mai sceso….forse un ex professionista perché affronta la strada in scioltezza e con calma e pazienza, mentre un suo compagno di gara – con la metà dei suoi anni sulle spalle – chiacchiera con lui accompagnandolo chissà forse fino al traguardo.

                

L’eroismo dei partecipanti alla gara ciclistica più curiosa d’Italia sta tutto nella determinazione con cui affrontano salite impervie con bici che, per regolamento, devono essere state prodotte e costruite prima del 1987. Molte sono bici che hanno cent’anni, alcune sono di legno, altre arrivano dal primo dopoguerra: tutte o quasi, durante il percorso, bucheranno una gomma o due come successo a Hardware o romperanno la catena come successo a Mimì che, grazie al prezioso aiuto del Maestro evita il prematuro ritiro lungo la salita di Monte Sante Marie dopo il secondo ristoro.   

          
Ma non importa, gli Eroici portano attorcigliate attorno al petto gomme da sostituire, sopra maglie di lana che risalgono agli anni ’70 o giù di lì o che sono state cucite apposta per la gara. Hanno una passione per il vintage, ma è una passione sana.

Alla gara provano a partecipare anche ragazzi dai jeans corti con risvolti casual, tatuaggi sui polpacci e occhiali con montature in plastica nera. Li notiamo di sabato al mercatino dell’usato ma, di domenica, li diamo per dispersi, forse intimoriti da chi della bici non ha fatto uno status symbol ma una pratica di vita quotidiana.

All’ultimo ristoro incrociamo gli amici della 200 km che arrivano nella piazza del paesino di Castelnuovo della Berardenga sfiancati, affamati ma visibilmente orgogliosi dell’impresa. Manca poco al traguardo e ci permettiamo un bicchiere di vino in più, poi è quasi tutta discesa, poi l’arrivo con il dono di una bottiglia di Chianti ed il panforte per ogni partecipante, poi ancora le foto di rito e per chi vuole doccia e il meritato pasta party.

         
«Io l’anno prossimo non la faccio più l’Eroica, troppo dura ed estenuante», si dice qualche ora dopo l’arrivo, «Io l’anno prossimo rifaccio l’Eroica, monto il 30, metto le ruote a profilo basso, compro la maglia di lana ed il caschetto a strisce» si dice qualche giorno dopo aver ripensato al due ottobre 2011.



Alle dieci di sera quando l’organizzazione incomincia a rimettere dentro gli attrezzi, arriva ancora un ciclista con i pantaloni di velluto, gilet e berretto, con la bici senza cambio e impolverata dal bianco delle strade toscane, poi ancora un altro. Stanno per smontare ed ancora si grida, aspetta aspetta ne arriva un altro e giù applausi dai pochi ancora presenti per l’ultimo eroe in bicicletta.

L’indomani prima di rimetterci sull’autostrada per Frosinone è d’obbligo la sosta per acquistare il Chianti ad una delle tante aziende disseminate lungo la strada.

C’è una luce abbagliante lungo la strada del ritorno a casa, impossibile da contenere, l’Eroica e la Toscana è entrata nei nostri cuori.

Raramente abbiamo assistito a un evento ciclistico tanto coinvolgente nella sua semplicità: gente che urla finte telecronache in salita, che filma il percorso con telecamere montate sui caschetti, che grida consigli agli altri ciclisti e che si prende in giro prima che lo faccia qualcun altro, che si sbuccia le ginocchia e le braccia e risale in sella. Che pedala per il gusto di pedalare.

            Franco: a braccia alzate                  Francesco: bontempi                        Gino: il capitano

      
            Maurizio: Hardware                        Pasquale: la pulce                          Paolo: il maestro
     
           Gaetano: l'uomo nero                       Mimmo: mimì                           Maurizio: il principino
  

































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